Ex-Redazione della Rubrica Interessante
NDZ Avenue
Notte.
“Ritorno sempre qui”, riflettevo sovrappensiero, mentre scendevo l’ultima buia rampa di scale dell’edificio. Quello che un tempo era il mio quartier generale, il mio regno, adesso era la decadente dimora di topi, ragnatele, e oscurità.
Quel pomeriggio, ero ritornato nel mio vecchio ufficio con una scusa qualsiasi, come accadeva spesso negli ultimi tempi: avevo sicuramente una copia di quei documenti in qualche archivio nello studio della mia villa, ma mi ero convinto mi servissero gli originali conservati in redazione. Avevo sbuffato al pensiero di accollarmi un viaggio così lungo soltanto per prelevare un fascio di fogli, ma dentro di me non vedevo l’ora di partire.
La ricerca era durata una decina di minuti circa, al massimo un quarto d’ora; il mio sguardo si era poi posato come ogni volta sulla catasta di quotidiani che raccoglieva i numeri della Rubrica Interessante, mio antico magnus opus che teneva aggiornata tutta la città sugli accadimenti che si susseguivano nell’NDZ. Come già successo altre volte, persi la cognizione del tempo rivangando tutti quegli eventi, e quando la mia vecchia lampada da tavolo emise un ultimo sibilo meccanico, spegnendosi, mi ritrovai quasi completamente al buio. Inutile provare ad accendere la luce dell’ufficio: l’interruttore generale era stato staccato ormai quasi 10 anni fa; illuminato soltanto da fiochi bagliori di qualche distante insegna al neon della città, presi la porta e inforcai le scale.
Uscii all’aria aperta. Nonostante fosse una sera di fine maggio, la brezza era poco più che fresca, tanto da costringermi a chiudermi nell’impermeabile. Mi incamminai solitario in un’uggiosa notte nella zona della città che ormai poteva essere definita fantasma. Feci per accendermi una sigaretta, quando alcune timide gocce di pioggia spegnendo il fuoco mi annunciarono che stava per scatenarsi un acquazzone.
“Ma VAFFANCULO” urlai alle ombre.
Ero moderatamente contrariato.
Fu in quel momento che un paio di fanali, fendendo le sempre più persistenti gocce d’acqua, apparirono alle mie spalle, avvicinandosi ad estrema velocità. Pensai di essere spacciato, quando l’autoveicolo si arrestò al mio fianco: era un taxi, sgangherato e scolorito. Saltai dentro, sedile posteriore lato passeggero: non era quello il momento di essere schizzinosi.
Comunicai distrattamente la mia meta al tassista, immerso nei miei pensieri.
“Non si preoccupi mister, vedrà che la porterò a destinazione in un TEMP...o da record!”
Trasalii.
Cosa stava per dire davvero quel cencioso tassinaro? Poteva essere... Eppure non sembrava lui. Cercai di vederlo meglio in viso, ma al buio e dalla mia posizione sembrava che indossasse... una maschera?
Poteva essere stata quella la sua fine dopo la sua misteriosa sparizione? Nessuno di noi se la passava benissimo dopotutto: Wariuzzo con le sue truffe agli italiamericani, Ness che dava da mangiare ai cavalli, e avevo sentito che The Simo si era sposato.
Scossi la testa, allontanando gli spettri del passato.
Le ruote filavano sull’asfalto bagnato, il vento ululava, e i tergicristalli stridevano sul vetro dell’abitacolo. Fu forse per attutire questi suoni che il conducente accese la radio.
“Enne... Di... Zeta (zeta)...”
Ascoltando quella sigla dai gracchianti altoparlanti, non credevo alle mie orecchie. Quella pazza ci era riuscita davvero.
Il tassista fece per cambiare stazione.
“No” fui fermo “voglio ascoltare”.
E così passai il viaggio di ritorno ascoltando il mio vecchio amico Nicola parlare della sua musica preferita, di tornei vinti, e di noiosità assurde sul reddito.
Mercoledì 26 Maggio, ore 00:17
Villa Interessante, esterno
Kartia del Sud
La perturbazione si stava facendo più mite, mentre la radio trasmetteva l’ultimo pezzo di David Bowie. Era stata una sorpresa inaspettata che aveva ridonato vitalità a una giornata mediocre, ed ero trepidante nell’attesa delle prossime trasmissioni.
Allungai una banconota al tassista, il totale della tratta più una cospicua mancia: nel caso fosse stato davvero lui, ne avrebbe avuto bisogno. Prima che potessi accertarmi della sua identità però, ripartì velocissimo sfrecciando nell’oscurità, il motore che sembrava emettere uno strano suono.
Rrrrrrooooooooooo...
Entrai in casa. Nei giorni successivi avrei rimesso in funzione la vecchia radio dello studio, deciso a non perdermi l’ennesimo show che la dolce Raela aveva imbastito per quella che sarebbe stata a vita la sua community.
Sempre che non mi fossi addormentato prima.